CASTELLO PICCOLOMINI A CAPESTRANO

 

Siamo nel Feudo di Capestrano che comprendeva la Baronia di Carapelle e di conseguenza Santo Stefano di Sessanio, Rocca Calascio e Castelvecchio Calvisio, oggi provincia dell’Aquila.

Qui fu ritrovato il celebre guerriero ricavato in un unico blocco di pietra calcarea locale oggi conservato al Museo Archeologico Nazionale di Chieti.

Il castello deve il suo nome alla famiglia Piccolomini che lo ebbe in dono nel 1463 da Re Ferdinando per i meriti acquisiti durante la battaglia di Mondragone e per accordi a suo tempo sottoscritti con il Papa Pio II che era lo zio materno di Antonio Piccolomini d’Aragona.

Si ritiene che fu proprio Antonio Piccolomini a dargli l’attuale sistemazione utilizzando una precedente struttura d’epoca medioevale di cui oggi rimane solo la torre quadrata fuori asse con il resto della costruzione. A lui si devono probabilmente le torri cilindriche e scarpate ai lati di quella che prima era la parte posteriore del castello e quella addossata al maschio quadrato.

Torri cilindriche abbastanza simili a quelle che ritroviamo a Rocca Calascio, altro possedimento dei Piccolomini al  quale vennero aggiunte quattro torri simili pochi anni prima, nel 1480.

Dovremmo essere attorno alla fine del XV secolo, forse il 1485. L’ingresso originale è sul lato opposto a dove si entra oggi perché purtroppo un restauro del 1924 ha modificato completamente sia il livello che la facciata del castello dove sono state anche allineate 4 finestre che prima, ovviamente non c’erano come potete vedere da questa rarissima immagine molto rovinata.

Sul vero ingresso del castello si può ancora vedere lo stemma della famiglia Piccolomini. La scalinata di accesso è postuma, in origine vi era il classico ponte levatoio sul fossato, anch’esso sepolto sul lato opposto dal restauro del ’24.

Bisogna dire che nonostante tutto il castello ancora mantiene buona parte del suo fascino originale all’interno, dove possiamo ammirare un pozzo quattrocentesco in marmo di pregevole fattura.

Salendo le scale e arrivando ai camminamenti si giunge alla torre dai merli ghibellini a coda di rondine e si resta sospesi su un paesaggio che da solo vale la pena della visita. Provate a tornare indietro nel tempo e a immaginarvi a guardia di quello che vedete, che non doveva essere molto dissimile da quello che si poteva osservare centinaia d’anni prima di noi.

In quella che era la piazza d’armi, la nuda roccia emerge dal pavimento a testimoniare di come la struttura irregolare del castello sia arroccata attorno a quello sperone.

Nel 1579 Francesco Dè Medici acquista dall’erede di Alfonso Piccolomini, Costanza Piccolomini d’Aragona e duchessa di Amalfi il feudo di Capestrano per una somma notevole per l’epoca, 106 mila ducati, come possiamo ancora oggi leggere nella Miscellanea Medicea:

“Il Marchesato di Capestrano e tante terre di Carapelle nel regno di Napoli si comperorno per il Sr.mo Gran Duca dalla Sig.ra Costanza Piccolimini d’Aragona duchessa di Malfi per mano di Francesco Biffoli di Napoli l’anno 1579 per ducati 106 mila che furono depositati ducati50 mila nel Banco di Composta e Corcionii, ducati 56 mila in Banco di Calamanza e Pontecorvo come negli atti di tali depositi e per contratto rogato in Napoli per notaio GiovanFrancesco Damiano in giugno di detto anno; e ducati 2454.3.10 importorno i donativi, et altre spese per tal conto tutto a moneta di Napoli di carlini che costorno ducati 99.180”.

Il valore della terra di Capestrano e del suo circondario risiedeva nella sua posizione strategica e politica essendo il crocevia tra Stato Pontificio e il Regno di Napoli. Può essere a questo proposito interessante segnalare anche che Capestrano deriverebbe da Caput trium amnium ovvero città a capo delle tre fonti riferito alle tre fonti che alimentano il fiume Tirino nome che deriva a sua volta dal greco Tritano.

Il Sabatini ci fa sapere  un’altra curiosità che ritengo importante per comprendere l’importanza di questo territorio. Già nel 1360 viene segnalata la prima copia del Decamerone nelle mani dei mercanti Acciaioli, che facevano sosta a Sulmona e a L’Aquila. Insomma Capestrano ha una sua centralità nelle vicende storiche di questi luoghi.

Volendo approfondire vi consiglio di seguire questo link https://www.academia.edu/28126798/I_Medici_in_terra_dAbruzzo_il_feudo_di_Capestrano_tra_i_secoli_XVI_e_XVII

Con i Medici Capestrano diventa in pratica  una “insula” toscana in terra “spagnola”. I Medici la deterranno fino al 1743 quando viene a mancare l’ultima erede, Anna Maria Luisa Dè Medici.

I Borboni decideranno di riportare a Napoli il controllo delle terre per evitare che venissero ereditate dagli Asburgo, ma questa è un’altra storia.

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