I MISTERI DI SAN PIETRO AD ORATORIUM a Capestrano

 

 

Immersa in un suggestivo bosco sulla riva sinistra del Tirino che scorre poco distante e invisibile dalla strada, l’abazia evoca storie di cavalieri e dame, eroi, misteri e alchimisti, perché si tratta di una abazia benedettina. Monaci speziali, contigui alle più tarde pratiche alchimiste e colma di misteri.

E’ l’abazia di San Pietro ad Oratorium presso Capestrano e possiamo incominciare dicendo subito che “ad Oratorium” ha probabilmente a che vedere con la contrada dove fu edificata, contrada Araturo da cui si origina il toponimo Oratorium.

Ci si arriva dal retro. L’esterno semplice e spoglio, di nuda pietra bianca con le tre absidi semi circolari suggestive e assorte nel loro millenario silenzio.

La facciata ci svela immediatamente in che anno siamo. Scolpita sull’architrave è la scritta:

A REGE DESIDERIO FUNDATA ANNO MILLENO CENTENO RENOVATA

“ovvero fondata da Re Desiderio e rimessa a nuovo nel 1100”.

Re Desiderio, l’ultimo Re longobardo che governò dal 757 al 774. La chiesa originale è quindi dell’VIII secolo, mentre quella che vediamo è della fine dell’XI secolo con le forme romaniche che ci è dato di poter ammirare e già sotto il dominio normanno di Ruggero II.

Tutto bene, se non fosse una piccola “fake news” storica. La Cronicon Vulturnense redatta dal monaco Giovanni nell XII secolo presso l’abazia di San Vincenzo al Volturno da cui dipendeva questa abazia, conferma il possesso della chiesa ai monaci benedettini nel 752, ovvero cinque anni prima che Desiderio diventasse Re, tanto che qualcuno ipotizza fosse stata invece fondata da Papa Stefano II nel 756.

È oscuro il motivo di questo falso avvenuto nel 1100 quando fu realizzata l’epigrafe che, per forza di storia, sostiene il falso. Comunque nel 1117 Papa Pasquale II venne a riconsacrare la chiesa, un anno prima della sua morte avvenuta a Roma.

Probabile che i monaci abbiano barato per dare più prestigio alla propria abazia, pensando che nessuno se ne sarebbe accorto.

Quello che è certo è che non doveva essere una delle tante chiese perché nei secoli fu protetta da Papi e Imperatori. Personaggi del calibro di Carlo Magno e dalla famiglia Dè Medici di Firenze. Forse perché conteneva la chiave di uno dei misteri più interessanti, affascinanti e esoterici della storia antica.

Murato nel frontale dell’antica abazia è infatti un “quadrato magico” o, meglio ancora il “quadrato del Sator”. Misterioso simbolo che nel tempo si è legato ai Cavalieri Templari che nasceranno di li a poco e poi ancora dopo agli alchimisti e alle pratiche esoteriche.

In questo quadrato sono sovrapposte le parole:

ROTAS OPERA TENET AREPO SATOR

Qui inizia il divertimento. In primo luogo noterete che la frase può essere letta sia da sinistra verso destra, ma anche da destra verso sinistra, ma anche dall’alto verso il basso.

Bisogna innanzi tutto dire che i quadrati magici sono sparsi nella storia un po’ ovunque, ma le parole sono sempre le stesse. A Pompei ce n’è uno identico, solo per citarne uno, realizzato a graffito sopra una colonna. Il più antico fino ad ora, siamo nel 79 dc. Nemmeno cinquant’anni dopo la morte di Cristo.

Il più delle volte la prima parola è Sator che da il nome a questo quadrato magico. Sator però è anche rotas al contrario, così come arepo è il contrario di opera.

Qui si apre veramente un mondo che probabilmente mai vi sareste immaginati di trovare in una chiesa isolata nel bosco. Cosa significa quanto c’è scritto?

Se pensate che la risposta sia semplice questa volta rimarrete delusi. La prima via chi si è tentata è stata quella della traduzione e qui cominciano subito i problemi perché AREPO non esiste in nessuna lingua. Si è pensato quindi che arepo potesse una parola celtica che aveva a che vedere con carro oppure aratro.

Proviamo quindi a tradurre letteralmente le parole:

“Iddio (SATOR), domina e regge (TENET) le opere del creato (ROTAS OPERA) e quanto la terra produce (AREPO-aratro)”.

Un’altra possibile traduzione è la seguente:

“Il seminatore (SATOR) sul suo carro (AREPO) dirige (TENET) con perizia (OPERA) le ruote (ROTAS ma nel significato delle orbite dei corpi celesti).

Trattandosi di una frase palindroma, ovvero che non cambia sia se letta da sinistra verso destra che in senso contrario, anche il senso non cambia ed è fin troppo evidente il valore magico e mistico che gli viene dato, sebbene non si sappia esattamente cosa significhi.

Ovviamente ci sono altre interpretazioni del senso, ma che tutto sommato non cambiano il fascino di questo quadrato, anzi ne aumentano il mistero.

Nel quadrato la parola TENET può essere letta a croce, come nell’immagine che vi mostro qui sotto.

 

Non solo, prima e dopo ognuna delle quattro “T” c’è sempre una “A” e una “O”.

 

Inoltre il  pastore evangelista Felix Grosser scoprì che le lettere della frase possono essere disposte a croce ottenendo il la parola PATER NOSTER.

Noterete che avanzano delle lettere, che lui pone all’inizio e alla fine della parola. Ebbene, la A e la O sia in latino che in greco, Alfa e Omega indicano l’inizio e la fine di ogni cosa.

Si potrebbe andare avanti all’infinito, ma voglio fermarmi qui. Aggiungo solo che il quadrato magico di questa abazia ha una particolarità unica al mondo, almeno fino ad ora; è murato sottosopra come potete vedere nell’immagine qui sotto che lo mostra nella sua reale posizione.

Personalmente non credo a un grossolano errore che i benedettini non avrebbero di certo tollerato e neppure a una voluta inversione per modificare il simbolo in un senso diabolico come qualcuno ha ipotizzato.

Siamo in un’epoca in cui i simboli devono parlare e comunicare a gente che non sapeva né leggere né scrivere e tanto meno capire una messa in latino ogni simbolo deve avere un senso preciso.

Ai lati del portale, sì non siamo ancora entrati, troviamo due bassorilievi, uno raffigurante il profeta Davide che indica la scritta SCULPTORIS IMAGO APPARUIT ITA IN SOMNIS HAEC , “questa immagine apparve proprio così nel sogno dello scultore” riferita alla figura coronata che potrebbe essere Re Desiderio

:mentre l’altro è San Vincenzo Diacono come si evince dalla scritta a lato.

 

 

Sulla facciata vengono recuperate iscrizioni di epoca romana provenienti da monumenti sepolcrali del circondario e perfino da qualche edificio pagano della zona.

 

Il ciborio all’interno è del duecento, la fascia gialla serve a sostenerlo e a mostrarcelo nella sua semplice integrità. È uno dei sette cibori conservati in Abruzzo e probabilmente il più bello. Presenta inserti in maiolica policroma forse gli unici esempi di maiolica abruzzese duecentesca se venisse confermata con certezza la datazione.

Il ciborio sembra fondere due diverse concezioni stilistiche, quella romanica e quella gotica e ancora una particolarità, l’altare al di sotto è un antichissimo altare pagano proveniente da qualche tempio nelle vicinanze. Il motivo perché sia stato usato un altare sacrificale pagano in un tempio cristiano non lo sappiamo.

Una ipotesi (solo ipotesi possiamo fare) è che ancora prima dell’antica chiesa qui sorgesse un importante tempio pagano di una certa rilevanza per le genti del luogo e che inizialmente si sia cercato di inglobarlo nella ritualità cristiana.

La pianta della basilica è a tre navate come quasi tutte le chiese che vedrete in questo territorio, sul lato destro una porta laterale.

 

Nell’abside centrale le pitture con al centro il Cristo seduto sul trono che benedice e con la scritta “ego sum primus et ultimo” ovvero inizio e fine di ogni cosa.

È il concetto contenuto nell’Apocalisse (1,8: «Ego sum alpha et omega, principium et finis»; cf. 21,6; 22,13) e normale che ritorni il quadrato magico murato fuori dalla basilica e alla sua scritta palindroma. Primo e ultimo, inizio e fine.

Che siamo nell’Apocalisse lo chiariscono anche i ventiquattro anziani dipinti nell’affresco.

La frase palindroma del quadrato magico, al di la della traduzione delle parole che come detto quasi nessuno sarebbe stato in grado di comprendere è inizio e fine di se stessa in un processo infinito. L’ultima lettera della frase è anche la prima lettera della frase letta al contrario. Quindi una occulta rappresentazione del Cristo senza alcun senso letterale per chi avesse cercato di leggerla. Un simbolo che parlava ai soli cristiani. Inizio e fine come eterna essenza del Cristo e le nebbie dell’antico mistero sembrano diradarsi.

Anche il fatto che il quadrato magico sia stato murato al contrario deve per forza dirci qualcosa e allora a questo punto azzardiamo un’altra ipotesi visto e considerato che l’abazia è dedicata proprio a San Pietro.

Non sono in molti a sapere che la croce latina sottosopra non è un simbolo demoniaco, ma bensì la Croce di San Pietro, un simbolo molto antico che risale al martirio di Pietro.

Non ritenendosi degno di essere martirizzato come il Cristo, Pietro chiese ai suoi carnefici di essere crocifisso a testa in giù. Si tratta pertanto di un simbolo cristiano. Qui ve la mostro ai giorni nostri utilizzata da Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita in Israele.

Da qui, probabilmente il fatto, che il quadrato magico sia stato murato sotto sopra, non per invertirne la simbologia, ma al contrario per dargli più forza. Sta a dire che questa è la chiesa del pescatore Simone al quale il Cristo cambiò il nome “Ti chiamerai Kefas” (Gv 1, 42), Kefas significa roccia e poi il nome diventò Pietro.

Tutti voi ricorderete la frase ben più famosa “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno sopra di essa” (Mt 16,18).

La Basilica ci parla, come a quel tempo parlava ai suoi fedeli. Il problema è che oggi non siamo più in grado di capire le “sue parole”.

In questo scenario forse fantascientifico, ma sicuramente affascinate, l’abazia di San Pietro ad Oratorium sarebbe la chiave di lettura, edificata per l’eternità, del quadrato magico. Una antica sapienza trasmessa di generazione in generazione fino ai giorni nostri.

Torniamo ora all’affresco, singolare anch’esso. Il Cristo è circondato dai simboli che rappresentano i quattro evangelisti come non si volesse dare nulla per scontato. L’affresco che rimanda, che evoca, come a dire, fate attenzione, nulla è qui a caso.

Il leone è San Marco, il bue San Luca, l’aquila San Giovanni e l’angelo San Matteo.

Ci sono anche due figure dette tetramorfe ossia che assommano i simboli evangelici. Attorno, come già detto, le figure bibliche dei ventiquattro vegliardi dell’Apocalisse. Nell’abside le figure di sei santi benedettini, riconoscibili dalla tonsura e dalla Regola che tengono in mano. I sei testimoniano che siamo in una Abazia benedettina.

Anche questo affresco però racchiude un suo interessante mistero. Avrete notato che si tratta di un dipinto monocromatico realizzato con il solo colore rosso. Ora sappiamo che nel medioevo l’uso dei colori era legato agli astri, agli elementi, ai temperamenti come agli umori e gli stati del corpo.

Nell’arte paleocristiana si dipingevano di rosso gli arcangeli e i serafini e il rosso era il colore dell’amore, del dinamismo e della sensualità, ma anche dell’autorità e della fierezza. Qui siamo però mille anni dopo queste considerazioni.

Si tratta comunque di una scelta stilistica assolutamente rivoluzionaria visto che siamo nel XII secolo e che rappresentazioni del genere sono sempre molto colorate, quindi in assoluta controtendenza.

Una scelta però che anche solo dal punto di vista strettamente artistico, secondo me funziona, facendo risaltare in modo impressionate il ciborio bianco in pietra bianca.

Sul lato destro dell’abazia una porta che conduce all’esterno dove non v’è più alcuna traccia del monastero ch’era annesso all’abazia. Una Struttura affascinante, misteriosa e che tracima storia da ogni sua pietra, da ogni intarsio recuperato nei muri. Una abazia che ha ancora molto da raccontare, un tesoro dell’Abruzzo che andrebbe conosciuto e divulgato nel mondo.

 

Fonti:  

2010_A_Rege_Desiderio_fundata_milleno_cehttps://www.inabruzzo.it/san-pietro-ad-oratorium.htmlLe_vie_della_transumanza_GUIDA

Chronicon Casauriense

https://www.myrrha.it/san-pietro-ad-oratorium-di-roberta-lucchini-numero-4/https://www.luoghimisteriosi.it/abruzzo/capestrano-spietrooratorium.html

http://www.museionline.info/tipologie-museo/chiesa-di-san-pietro-ad-oratoriumhttps://www.focusjunior.it/scuola/storia/che-cose-il-magico-quadrato-del-sator/

Sator_Epigrafe_del_culto_delle_sacre_ori

Il_Quadrato_Magico_del_SATOR_un_approcci

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